Errata corrige
16 Aprile 2025
No profit, no freedom
28 Aprile 2025Le considerazioni che seguono hanno un pregio, cioè sono sincere, meditate, come tutto, soggette al libero giudizio di chi legge, e in questo caso non sono rivolte genericamente ai “lettori”, ma a coloro – e spero siano numerosi – che a Cosenza in particolare, nella sua vasta provincia e in Calabria hanno sentimenti e idee comuni, non banali e superficiali.
Da parte mia, cosentino deluso dalla sua città ,che come per decine di migliaia, molte migliaia era ed è, nonostante tutto, un riferimento essenziale, esistenziale vorrei dire, desidero rendervi partecipi e consapevoli di ciò che un giorno di maggio del 2022 quattro persone scelte – come era mio dovere – tra coloro di cui non potevi non fidarti hanno, senza alcuna ragione oltre la propria ambizione, dato l’assalto ad una Ente no profit (non sono la stessa cosa di un’impresa che deve fare business e acquisire clienti) e di fatto hanno distrutto un progetto, velleitario forse, ma dettato da amore. Da parte del suo fondatore, Sergio Giuliani, da parte mia che ho vissuto questa esperienza difficile, insidiata da diversi malintenzionati fin dall’inizio, come “il riorno a casa” dopo un’intera vita vissuta a Roma con l’animo di un estraneo, speso definendomi “apolide”.
Ora scendiamo con i piedi per terra.
La Fondazione e soprattutto Villa Rendano, che ne era il corpo vivente, sono finite. Non credete ai ladri che dicono che con loro si cambia addirittura in meglio. Chi ha tradito, in alcuni casi non me ma addirittura la memoria del padre e della sua famiglia – ovviamente mi riferisco a Luigi e Letizia Pellegrini di cui sono stato per volontà condivisa senza riserve fratello e non solo amico affettuoso – non merita alcuna fiducia.
Ma la giustizia con una sentenza indegna, infedele alla verità processuale, vendicativa – una giudice che non aveva e non ha capito (o voluto?) capire un’acca e che doveva farla pagare a chi l’aveva ricusata fondatamente – ha concorso a compiere un misfatto.
Ha operato con la insolenza e il cinismo con i quali per mesi molti, anche in buona fede, dicevano “Facite la pace” dimenticando che non era una “liticata” tra due Pellegrini perché noi su fronti diversi non eravamo i padroni di Villa Rendano, di ciò che vi era stato realizzato con il concorso di molti. Dovevamo tutti essere custodi e amministratori corretti e per questo – checché dica il Pellegrini pirata – non solo non ho mai chiesto una retribuzione, ma per difenderla ci ho rimesso la salute (e la vita), i residui di serenità, e anche tanti soldi. Ora, dopo aver visto pignorato una parte della mia pensione da soggetti con la bava alla bocca, dovrei pagare credo altri 30.000 euro che non ho e che quindi non avranno mai. Ma il gioco al massacro continua: un pomposo e arrogante professorino di Catanzaro, il solo autore di due querele infondate, con una già archiviata a Catanzaro e ora riproposta contro la legge e la procedura alla più disponibile Cosenza (Procura di…) mi obbliga a difendermi denunciando lui e il magistrato. Non dovrebbe essere un mio problema perché come Direttore de ICalabresi avevo la manleva, la tutela della Fondazione. Ma il pirata ignorante dice no, non vale più ma dovrebbe dire è perfettamente valida perché si riferisce a un articolo pubblicato il primo giorno di vita del giornale. Ma gli indegni per non avere “testimoni contro” debbono provare a distruggerli, ed è proprio quello che hanno fatto. Non volendo cadere nel melodramma non dico quanti mesi di vita mi sono stati prognosticati.
Ma torniamo a cose più serie: la giustizia non solo in questo caso, specie da Roma in giù, è simile ad una lotteria, a una scommessa. Tutti dovremmo urlare: “ma se ci togliere anche questa”, che sappiamo, “non è uguale per tutti” come possiamo difenderci? La risposta è semplice: voi non avete il diritto di difendervi perché avete rinunciato per viltà, ignoranza o convenienza “al diritto di avere diritti”, citando un grande italiano, Rodotà.
Ed ancora: quello che hanno distrutto non era roba vostra giacche la Fondazione altro aveva deciso? E voi state zitti e buoni? Bohhh. E in più siete contenti che quattro traditori con robuste protezioni alle spalle hanno vinto un processo truccato. In questi due giorni è la domanda incredula di amici ed estimatori di Villa Rendano, non miei amichetti, in gran parte non calabresi che mi fanno. Ma anche a Cosenza ci sono centinaia di ottime persone che se lo chiedono, ma poi tacciono perché più saggi di me sanno che questa è la Calabria e uomini e donne libere e pronte a urlare contro massoni deviati, politici e in genere classi dirigenti da quarto mondo, giornalisti e intellettuali modello “tengo famiglia” sono pochi. Non li apprezzo ma li capisco.
C’è infine – potrei farla lunga ma so che il tempo di lettura medio è di un minuto – ci sono delle persone per me misteriose. Sono quelli che con me hanno condiviso il successo straordinario de ICalabresi, quello che per il mio indegno omonimo “era un danno per la Fondazione”. In realtà lui intendeva dire che era un danno per la sua preziosa amicizia con il celebrato procuratore Gratteri (e qui sento le grida: Grande Gratteri, Santosubitogratteri e via cazzeggiando) che come ha detto a Otto e mezzo “avere un proprio giornale per i magistrati è essenziale”. E il suo amico Antonio Nicaso ci aveva provato ed io ne ero stato lieto. Ma il suo progetto, nonostante la sua bravura, era impresentabile, sarebbe costato 200.000 euro per 6000 copie in un anno.
È del tutto normale che una volta si fa quasi un capolavoro ed un’altra il suo contrario. Ma non per Walter Pellegrini, che reagito come sapete, mandando in vacca un patrimonio solo economico di circa 13 milioni. Quello non economico non ne parliamo. Ma ho citato ICalabresi per un altro motivo. I redattori strapagati, con piena libertà con contratti regolari e stipendi che arrivavano entro i primi tre giorni del mese mi hanno riempito fino a ieri di improperi, folate di odio, il peggio del peggio. Vi giuro che non ho capito perché, per quale ragione, giacché il primo sconfitto sono io, che il giornale l’avevo fondato, diretto, l’unico a non essere pagato.
Oggi sarebbe dovuto uscire un lungo articolo solo riempito dalle loro cattiverie, dai loro sentimenti da fogna, dalle loro frustrazioni. Ma poi questa notte, insonne come quasi tutte, ho cambiato idea, ma non per clemenza, ma perché non volevo chiudere per sempre il mio legame con Cosenza con lo sporco e l’odore del letame. Vi saluto.