
La verità si fa riconoscere. Villa Rendano svuotata e violata mette e nudo traditori cinici Walter Pellegrini, Santo Mungari, Giovanni Gambaro, Linda Catanese e con loro Mario Occhiuto e l’idolo di cartapesta Nicola Gratteri
28 Maggio 2025
Processo alla città di Cosenza
25 Giugno 2025Non ho mai scritto, né pensato come la maggioranza dei cittadini omertosi, che l’assalto delinquenziale alla Fondazione Giuliani e al suo patrimonio, in particolare Villa Rendano fosse solo un’ignobile e perfida manovra di 4 traditori. Non perché non ne fossero capaci, ma perché per ignoranza e viltà non si sarebbero mossi senza avere le spalle coperte.
E di fatti la copertura c’è stata eccome. Non una voce si è levata dal sistema politicomafioso della Calabria per chiedere il motivo di un’iniziativa che tutti – a partire dall’ex Sindaco Occhiuto – avevano celebrato con comunicati stampa lasciati a lungo in bell’evidenza sul sito del Comune.
La stessa omertà è stata mostrata da tutte le istituzioni nazionali, dalla stampa, dal mondo della cultura.
È vero che la Calabria e Cosenza in particolare sono oggi dominate dalla massomafia e la cosa non scandalizza nessuno, al punto da non parlarne quasi fosse un ologramma, un’immagine senza fisicità.
Più sorpreso che indignato confesso che la mia reazione è stata flebile e sbagliata.
Mi sono affidato a un avvocato ex sindaco stimato che, come prima iniziativa, ha preparato una pec per accusare i rei di “mala fede”, cioè un illecito che nella migliore delle ipotesi verrebbe punito con un’ammenda di 5000 euro!
Tralascio tutte i vergognosi “voltafaccia” dei giornalisti che avevano realizzato ICalabresi, il più apprezzato giornale di inchiesta mai pubblicato in Calabria.
Ma ho detto e qui riconfermo che eventi diversi non previsti e non direttamente riferibile al “sacco di Villa Rendano” avrebbero aperto squarci di verità nonostante su tre sentenze, due con certezza, in sede civile si è resa evidente la rozzezza e arroganza dei magistrati romani opportunamente avvertiti. Ora c’è un dettagliato Esposto al CSM che sarà difficile ignorare per la solidarietà corporativa dei magistrati.
È quello che sta accadendo non oggi ma già nel 2021 con la Procura della Repubblica di Catanzaro, diretta da un nuovo Capo, che ha chiuso le indagini e ha reso pubbliche le accuse, da provare dinanzi al GIP, contro il Governatore Roberto Occhiuto e personaggi facenti parte del “cerchio magico” di Mario Occhiuto Sindaco al tempo di Cosenza.
“Il Domani”, che da solo scrisse delle prime indagini, oggi titola un articolo “Soldi, nomine (e truffa) Ecco le carte dei pm su Roberto Occhiuto.”
Non ho alcun elemento per condividere queste accuse, ma ho diversi indizi per capire una serie di misteri con Mario protagonista.
Il primo è la ridicola e grottesca spiegazione sulla conclamata stima e amicizia nei confronti di Walter Pellegrini. E la contestuale e inedita ripulsa nei miei riguardi. La “colpa” che mi venne imputata era di aver nominato il prof. Veltri, ex senatore PCI, in un comitato scientifico con funzioni meramente consultive, “definito suo nemico”.
Un’accusa patetica considerando che il prof. Veltri contestualmente mi accusava non si sa perché di averlo trattato “come si usa solo con i cavalli”.
Troppo poco per farlo schierare contro di me e farlo diventare uno dei sostenitori della usurpazione della Fondazione, prima elogiata a suon di trombe.
È arbitrario pensare che nella sua decisione abbia pesato il desiderio, presumibilmente condiviso dal Procuratore di CZ Gratteri, di recuperare lo sgarbo fatto con la bocciatura del mensile cartaceo di Antonio Nicaso, impresentabile e di aver dovuto registrare il successo e l’autorevolezza di un quotidiano d’ inchiesta libero I Calabresi da me fondato e diretto.? Una cosa era avere un giornale “utile” agli interessi dei suoi sostenitori – che fosse letto in un anno da 6000 persone era irrilevante – un’altra avere un giornale rigoroso ma comunque non controllabile per fini estranei alla sua natura letto da quasi tre milioni.
Credo che Mario Occhiuto, per marcare il suo ruolo abbia deciso addirittura di entrare nel CdA della Fondazione (senza farsi mai vedere), e acquisire benemerenze nei confronti del Procuratore di Catanzaro Gratteri già in possesso almeno in parte delle “carte” imbarazzanti per il clan Occhiuto (Mario in particolare) e i suoi sodali beneficati oltre misura con un seguito di altri miracolati.
Occhiuto Mario da solo non avrebbe avuto lo stesso peso se il fratello Roberto non fosse stato nominato Presidente della Regione e quindi in grado di mettere al sicuro il fratello dai guai giudiziari per corruzione transnazionale nel processo pendente presso il Tribunale di Roma con il coimputato Clini che ha già concordato una condanna a sei anni di reclusione.
Ovviamente tutto ciò che qui ho scritto sono solidi indizi ma spetta al Giudice o ai Giudici in sede processuale dire se essi provano reati gravi o no.
Cosi come non si può imputare a Gratteri il fatto che si possa essere rammaricato per la bocciatura del suo amico Nicaso e che eventualmente altri, nel caso di specie in particolare, Mario Occhiuto abbia deciso per per captatio benevolentiae di violare il patto di sussidiarietà con la Fondazione convincendo il fondatore ad acquistare e restaurare Villa Rendano per circa 3milioni e mezzo di euro e poi mandarla in vacca dandola come preda a quattro cialtroni traditori e delinquenti che si sono dovuti spingere sino alla manipolazione delle sentenze per evitare di decadere con ignominia e a caro prezzo.
Per correttezza informo che proporrò al nuovo autorevole avvocato penalista che mi difende di trasmettere questa nota alla Procura di Catanzaro dando la mia disponibilità ad essere interrogato per ulteriori informazioni.
In ogni caso resto convinto che la narrazione falsa, infamante, distruttiva di una “donazione alla città” di grande valore materiale e immateriale, dei quattro traditori con il supporto di uno spicciafaccende per il lavoro sporco come Francesco Kostner non durerà a lungo. Forse non farò in tempo a vedere il finale ma lascerò in eredità alla mia città natale il marchio di infamia ben meritato.