
Calabria, la bella morte – nuovo ebook
17 Ottobre 2025
Piccoli e infidi replicanti dei nuovi (provvisori) padroni
22 Ottobre 2025Una specie di autocritica è necessaria e doverosa.
Confesso di non avere mai pensato che quattro persone che erano più che amici – primo tra tutti il figlio del carissimo Luigi, editore e uomo di specchiata onestà, e a poca distanza Santo Mungari al quale avevo conferito con nomina notarile il compito di proteggere mia moglie dopo la mia prevedibile scomparsa (e lui ne conosceva i motivi) – fossero falsi come un tallero bucato. Peggio: fossero belve
peraltro in debito con il sottoscritto.
È invece accaduto e credo che in particolare il mio omonimo dovrà chiedere perdono al papà e alla magnifica mamma Letizia, ma anche a tutta la città che ha fatto diventare una piccola e tossica terra di conquista.
Ma non ho scusanti. I segnali c’erano già tutti, lo spreco di risorse a mia insaputa, assunzione di famigli inutili, ma non ho avuto la malizia di capirne le ragioni e la legittimità.
Altre vergogne non me le attribuisco: in particolare l’ostilità cattiva dei colleghi de ICalabresi, i soli in Calabria con contratti regolari e retribuzioni superiori alla media, e per clemenza non pubblico le bestialità che mi hanno dedicato.
Passiamo al lato giustizia: comincio con l’avv. Salvatore Perugini che finse di credere fondata una bestialità giuridica per cui una donazione modale (modesta e tardiva a mio favore) fosse una retribuzione mai percepita. È un errore in malafede da segnare come errore grave e inescusabile.
E sempre lato Giustizia tre magistrati di cui si può dire che sono stati ignoranti, in malafede e manipolati. Da chi? Non so perché, ma mi viene in mente il nome di un avvocato viscido e falso.
Per il resto in tutta coscienza non sento di dovere di chiedere perdono per errori o manchevolezze che non ci sono state.
Lo dovrebbero fare Mario Occhiuto, che da entusiasta padrino della Fondazione ne è diventato poi uno dei boia. Quando finirà il culto per i magistrati, i pm in particolare, santificati, usciranno anche i loro nomi.
Veniamo al presente: la strategia di questa fase è radicalmente cambiata. I reati in sede penale sono gravi, ben circostanziati, non manipolabili. Gli illeciti inesistenti a mio carico e solo diffamatori sono invece numerosi e ineludibili per i 4 traditori.
Ma siccome non basta una punizione di routine vi anticipo che Villa Rendano avrà due sole opportunità: essere liberata da uomini e cose inutili da bancarella paesana o essere chiusa con triplo catenaccio per l’impossibilità di essere come voleva il fondatore un dono alla città, una proposta civica, culturale, museale e formativa di eccellenza, che ho curato io con un eccesso di fiducia e di ambizione. Troppa grazia per una città “morta”.
Oppure essere data ad un soggetto terzo prestigioso che operi sulla base di un programma serio e ambizioso.
I nomi già ci sono, la garanzia del loro prestigio generoso pure. Manca ovviamente il mio, se mi saranno concesse poche parole incise su marmo: questa Villa ha consumato per fatica e cattiveria inutile la vita di un cosentino, tornato a casa per la vita trovando in sua vece la morte.
In ogni caso ora il gioco si fa duro, con me e soprattutto senza di me.





