
Il tribunale di Roma ridiventa “Il porto delle nebbie”
3 Ottobre 2025
Una strada troppo stretta…
7 Ottobre 2025Scrivere che la giudice Pigozzo del Tribunale di Roma ha emesso una sentenza falsa, illogica, senza uno straccio di considerazione per le contestazioni che avevo prodotto (e faticato per farle almeno presentare) regalando la Fondazione ai suoi rapinatori è perfettamente inutile.
Dire che Gratteri è un buon Pubblico Ministero ma anche che è quello che manda a processo e alla gogna 200 imputati di cui quasi la metà escono assolti (e infatti la Procura di Catanzaro è quella che spende di più per ripagare le sofferenze di innocenti) è una bestemmia e se ti va bene ti scrivono centinaia di improperi.
Insomma in Italia si ha questo paradosso: c’è la giustizia tra le più scalcagnate, i magistrati anche in buona fede prendono lucciole per lanterne impiegandoci 10 anni e c’è una larga parte di opinione pubblica che giudica la modesta riforma della magistratura, di fatto intoccabile, come fosse un oltraggio e una bieca provocazione.
Ne ho preso atto e allora ho cercato e letto un libro titolato: “GIUDICI CONTRO LA GIUSTIZIA” edito da Lex Veritas che scrive in apertura che ”questo libro contiene analisi opinioni basati su fonti giornalistiche, sentenze pubbliche e documenti di dominio pubblico”. Per essere chiari sono tutti tratti da casi giudiziari veri.
Poiché è inutile scrivere testi che sono già chiari, corretti e verificati farò più volte solo riproduzione di ciò che è stampato nonostante l’editore vieti la riproduzione di nessuna parte del libro. Il fine è onesto e quindi confido nella tolleranza dell’editore.
Comincio dalla premessa che è essenziale: “una volta la giustizia era semplice: chi sbagliava pagava, chi subiva trovava protezione. Oggi quel principio sembra un reperto da museo. Da qualche parte, tra i codici e la realtà, s’è rotto qualcosa. I tribunali producono paradossi come fabbriche di assurdità”.
Basta scorrere le cronache e trovate:
- Il ladro che cade da un balcone mentre tenta un furto? Non è un criminale ma una “vittima” da risarcire.
- Il pensionato che reagisce ad un’aggressione in casa sua? Non è un uomo che difende la vita, ma un imputato da interrogare.
- Lo spacciatore con una carriera da delinquente? Non è un pericolo pubblico ma “un soggetto da recuperare”.
- Il padre che chiede di vedere suo figlio un giorno in più? Non è un genitore ma un persecutore bollato come stalker.
- Per evitare incazzature incontrollabili mi fermo qui (ma ci saranno altre puntate, se vi interessano); aggiungo solo una postilla del testo: “Il tribunale diventa un palcoscenico grottesco, dove chi vive onestamente recita il ruolo del colpevole, mentre chi infrange le regole esce tra applausi ironici”.
Un consiglio di vittima e addetto ai lavori: per fortuna accanto a questi giudici (con i PM è peggio) ce ne sono molti onesti, corretti e affidabili. Di solito è più facile da Roma (esclusa) in direzione nord.
Ma siate prudenti nel proclamare santi quelli che vedete in tv ad autocelebrarsi, in genere c’è almeno una parte di fuffa.
Continua…





